La casa in ordine: Homo faber a Venezia

La bellezza è una sollecitazione che permette di saldare il sensibile con l’intelligibile. (Platone nel Simposio)

E il bello per gli occhi e per l’anima, questa fusione tra sensi e intelletto, è ciò che si percepisce attraccando sull’Isola di San Giorgio a Venezia.

In passato uno dei monasteri più ricchi d’arte, oggi vive un autentico Rinascimento grazie a Homo Faber, evento dedicato alla bellezza, al fascino del fatto a mano, frutto dell’ingegno e dell’abilità umana, un investimento culturale che guarda avanti.

Un percorso diffuso che si snoda dall’edificio conventuale, agli spazi del vecchio convitto, fino a lambire la cavana – ricovero per imbarcazioni tipico della città lagunare – e il bosco retrostante, in passato orto a uso del complesso. Sono 18 sezioni e 900 artefatti che conducono alla scoperta dei mestieri d’arte in Europa. Quei mestieri dove il talento umano, unito all’intelligenza delle mani, è in grado di produrre manufatti che rappresentano vere e proprie opere d’arte.

Immagine di Stefano Boeri Architetti.

Quale sentimento echeggia nell’animo osservando l’equilibrio delle forme, la fantasia e il genio nel plasmare e fondere tra loro materiali diversi. Ci sono oggetti che sembrano frutto di natura laddove la natura riesce a plasmare a dar forma alla materia in modo armonico e semplicemente perfetto.

Straordinaria la sezione “Best of Europe” dove una serpentina diventa filo conduttore per i 150 oggetti che rappresentano il meglio dell’artigianato europeo. Intendiamoci, il meglio per il curatore Jean Blanchaert che, da gallerista ed esperto di arti applicate, ha viaggiato per un anno il continente alla ricerca di quell’artigianato artistico che ci restituisce nell’ambientazione di Stefano Boeri. Sono oggetti che si fanno desiderare per originalità, forma e colore. Dai vasi agli strumenti musicali, tappeti, paraventi e porta candele. Qualche oggetto è talmente fantasioso che è difficile iscriverlo in una precisa categoria.

Immagine di Elisabetta Badiello.

Entrare in contatto con gli artigiani dello spazio “Discovery and Rediscovery, Scoprire… e riscoprire” è come entrare direttamente nel laboratorio di produzione. Scoprire come si realizzano e personalizzano i pennini in oro Montblanc, perché i modi di scrivere sono tanti e vanno assecondati, alla straordinaria collezione di J & L Lobmeyr, sinonimo di cultura viennese del vetro e design dell’illuminazione. Azienda nata nel 1823, un tempo fornitrice della corte imperiale asburgica, nello spazio dedicato un artigiano incide un oggetto con una mola di rame sulla quale è applicata una pasta abrasiva. Anche più di un’ora il tempo necessario per incidere una sola lettera!

Immagine di Stefano Boeri Architetti.

E poi c’è Lorenzi, Milano. Una storia legata in maniera indissolubile a Via Montenapoleone, sede dello storico negozio che ebbe il suo massimo splendore durante quell’ondata creativa culminata tra gli anni ’50 e primi ’70 del design, del boom economico e della cultura. Materiali di origine naturale, metalli lavorati e cesellati con perizia d’altri tempi e un’infinita pazienza, tutto fatto a mano, in Italia.

Coltelli d’ogni destinazione e posateria specifica, schiaccianoci e forchettoni. La madreperla riservata al caviale perché non ne intacca, modifica o incrina in alcun modo l’integrità del sapore. E ancora Aquaflor Firenze che miscela e produce profumi personalizzati selezionando le essenze che arrivano da ogni parte del mondo, realizzando fragranze d’ambiente ma anche profumi da indossare, a complemento della personalità.

Immagine di Elisabetta Badiello.

Un altro spazio immersivo è Imaginary Architecture: sintomatico di come non esisterebbe architettura senza l’abilità artigiana, senza la perizia del decoratore, la forza della mano unita alla creatività dell’ingegno. Ci si immerge in due “capricci” dove la curatrice India Mahdavi ha inserito i materiali che più la rappresentano come il velluto, la ceramica e il rattan. Un giardino d’inverno, ispirato ai dipinti di Henri Rousseau, realizzato con un intarsio di rattan, un’immaginaria foresta tropicale che poggia su un pavimento in mosaico neo-bizantino a scacchi bianco e nero il tutto che si rispecchia a sua volta in una parete riflettente come rimando agli specchi per i quali è famosa Venezia.

Immagine di Elisabetta Badiello.

Il secondo capriccio è Merry-Go-Round: un enorme divano circolare ricurvo di velluto, una stanza della felicità in un mix di ceramica e velluto. Ci sono elementi della serie Bishop, creati dalla Mahdavi nel 2003 e un mix di ceramica e velluto della collezione True Velvet. Una sensazione accogliente, l’impressione di immergersi in un acquario dove tutto è attutito e il colore avvolge conferendo una sensazione di magia.

Homo Faber è alla sua prima edizione. Con l’obiettivo di modellare un futuro più umano promette una periodicità biennale e già dalla prossima edizione sarà internazionale.

Homo Faber – crafting a more human future
Fondazione Cini – Isola di San Giorgio – Venezia
fino al 30 settembre
ingresso libero

Immagine di Stefano Boeri Architetti.

 

Nell’immagine di copertina, foto di Stefano Boeri Architetti.

 

Di Elisabetta Badiello. La casa in ordine - Vivere con stile.

 

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